Allarme lupi - Augusto Guerriero Vice Presidente Confindustria Belluno Dolomiti: " Serve una gestione sostenibile. Vicenda emblematica del vivere in montagna". “Gli allevatori e gli agricoltori sono i primi custodi del territorio: vanno sostenuti".

Comunicati stampa

Belluno, 31 luglio 2020 - “L’allarme lanciato da molti allevatori del territorio va ascoltato a tutti i livelli istituzionali. La presenza del lupo va gestita in modo sostenibile e intelligente senza pregiudizi ideologici e fondamentalismi. Si studi un piano mirato di contenimento e adeguati risarcimenti”. A dirlo è Augusto Guerriero, vicepresidente di Confindustria Belluno Dolomiti con delega al territorio e alla sostenibilità nonché presidente di Lattebusche, anche alla luce dei recenti fatti di cronaca con pecore e asini sbranati dal lupo in buona parte della provincia, dall’Alpago alla Valbelluna.

“Nell’affrontare la questione serve realismo e attenzione nei confronti degli imprenditori che operano in montagna, soprattutto per gli allevatori e agricoltori che sono i veri custodi del territorio”, rimarca Guerriero.
“La presenza del lupo non deve e non può mettere in pericolo le attività dell’uomo, questo è un punto fondamentale, mentre assistiamo a un aumento significativo dei casi di aggressione”.

“Già viviamo in un territorio difficile, già la zootecnia in montagna è più difficile che altrove, già stiamo attraversando un periodo nero causa Covid, non possiamo sopportare anche questo rischio, che rappresenta un serio danno economico. Pensiamo solo ai costi dei sistemi di prevenzione o a quelli per l’abbattimento, spesso di centinaia di euro a capo”. “Bisogna quindi intervenire con un programma di contenimento e piani di risarcimento, seri e veloci. Le istituzioni, da quelle provinciali a quelle europee, devono garantire la sicurezza delle imprese e del settore primario”.

Ma la vicenda del lupo, per Guerriero, ha anche un altro significato: “Parliamo di un animale predatore recentemente re-introdotto attraverso programmi specifici di ripopolamento da qualcuno che, con buona probabilità, continua a intendere la montagna come una riserva indiana. E’ una vicenda emblematica di un certo modo di intendere le terre alte e la dimostrazione di cosa significhi operare delle scelte senza realmente calarle concretamente sul territorio”.

“Anche per questo”, conclude Guerriero, “dobbiamo limitare i danni e intervenire”.