Luca Barbini: «Belluno in vetta alla classifica de “Il Sole 24 Ore” sulla qualità della vita, un asset strategico per migliorare la competitività e l’attrattività del nostro territorio»

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«Il primato nella classifica della qualità della vita deve essere non solo un motivo d’orgoglio, ma anche e soprattutto un punto di forza da valorizzare, un asset strategico per migliorare la competitività e l’attrattività del nostro territorio». È questo il commento del presidente di Confindustria Belluno Dolomiti, Luca Barbini, alla graduatoria pubblicata oggi da “Il Sole 24 Ore”, che misura con 42 indicatori l’evoluzione del benessere economico e sociale nelle province italiane.

«Il primato del 2017 – prosegue Luca Barbini – si somma ai positivi piazzamenti degli anni scorsi e conferma che in questa provincia c’è un’elevata qualità della vita, peraltro anche grazie alla presenza di un tessuto di imprese che garantiscono occupazione e che da sempre manifestano un’attenzione e una sensibilità particolari verso il territorio. Diventa adesso fondamentale valorizzare questo risultato anche per promuovere la montagna bellunese, e non solo in chiave turistica. Ad esempio, può essere un elemento da spendere per convincere le persone, e soprattutto i giovani, a venire o tornare qui a lavorare. Molte nostre aziende, infatti, faticano infatti a trovare personale qualificato e questo rischia di essere uno dei gravi problemi del prossimo futuro, rispetto al quale non c’è purtroppo un’adeguata attenzione».

«È davvero singolare che Belluno conquisti il primato nazionale nella classifica della qualità della vita – conclude il presidente di Confindustria Belluno Dolomiti – proprio nei giorni in cui il parlamento dà il via libera al passaggio di Sappada dal Veneto al Friuli Venezia Giulia, con il rischio di provocare un effetto domino che potrebbe portare a una disgregazione dei confini regionali, con inevitabili ricadute economiche e tensioni sociali. Ciò a conferma delle criticità del territorio non ancora risolte: dall’inadeguatezza delle infrastrutture materiali e immateriali all’inesistenza di efficaci politiche per la montagna».