Fondo per le aree di confine, le categorie economiche bellunesi: no a nuova fase di stallo, il territorio ha bisogno di investimenti

Comunicati stampa

Belluno, 11 luglio 2016 - «Le diatribe partitiche non ci interessano, quel che non vogliamo è che il fondo per le aree di confine subisca un altro stop. Sarebbe una sciagura per le amministrazioni locali, per le imprese e per il territorio bellunese nel suo insieme». E’ questo il commento di Confindustria Belluno, Confartigianato Imprese Belluno e Appia – CNA, alla notizia di una richiesta di chiarimento sulla posizione del deputato Roger De Menech, sul quale peserebbe il sospetto di incompatibilità con il ruolo di presidente del Comitato di Gestione, assegnatogli dal Ministero.

«Non spetta a noi prendere le parti di questo o quel rappresentante politico – fanno sapere le categorie economiche in una nota congiunta – ma non possiamo non esprimere pubblicamente la una forte apprensione per i recenti sviluppi che riguardano il fondo per le aree di confine, proprio adesso che, dopo anni di attesa, interruzioni e ripartenze, si sta giungendo alla definizione dei progetti e, quindi, degli interventi da realizzare. Alcuni di questi, in particolare a regia provinciale, rappresentano una grande opportunità per migliorare la competitività del territorio: pensiamo alla diffusione della banda larga e alla conseguente digitalizzazione del sistema economico e produttivo, nonché al piano di marketing territoriale e ad altre iniziative che vedono direttamente coinvolto anche il mondo delle imprese. Non potremmo perciò accettare passivamente una nuova fase di stallo, che provocherebbe ulteriori ritardi, a scapito delle aree di confine e dell’intera provincia. Ciò che chiediamo, anzi che pretendiamo, è che una pur comprensibile dialettica politica, perché di questo si tratta sino a prova contraria, non provochi ulteriori danni a un territorio che nel prossimo futuro è chiamato ad affrontare sfide importanti, come i Mondiali di sci alpino di Cortina del 2021, e che da anni attende la ricaduta di quei fondi stanziati per ridurre il gap, sempre più evidente, con le vicine realtà a statuto speciale. Questo davvero la popolazione e l’imprenditoria bellunese non riuscirebbe a comprendere e accettare».