La (non) politica che fa male al territorio

Comunicati stampa

di Luca Barbini*

Lo sconforto è la prima reazione di fronte alla bocciatura, da parte della maggioranza dei sindaci riuniti nell’assemblea del consiglio di bacino, del progetto del depuratore di Lentiai, un’opera attesa dalle aziende e utile al territorio. Quanto successo è emblematico di un sistema illogico e autodistruttivo: un iter tecnico, professionale e burocratico, durato anni e vanificato da una frettolosa riunione di sindaci male o poco informati. Una delibera assunta senza entrare nel merito delle questioni, senza considerare gli aspetti tecnici, per non parlare delle ricadute sul sistema economico e sociale del territorio. Possibile che la stragrande maggioranza dei sindaci non abbia preso in considerazione le esigenze delle aziende locali, quelle stesse aziende che garantiscono occupazione e quindi benessere alle famiglie bellunesi, quelle aziende che operano in un’area geograficamente periferica e con una dotazione infrastrutturale cronicamente inadeguata, quelle aziende che si trovano a competere su mercati sempre più complessi con le zavorre che tutti ormai conosciamo come il più volte citato residuo fiscale che sottrae rilevanti risorse al nostro territorio?

Purtroppo sì, è possibile. Su questa come su altre questioni cruciali per lo sviluppo della provincia, a prevalere è l’onda emotiva alimentata dalla protesta di minoranze tanto rumorose quanto autoreferenziali e contraddistinta, proprio per questo, da un’ignoranza di fondo che è il vero peccato d’origine. Di fronte alla paura iniettata artatamente, per mera opposizione ideologica, è inutile presentare dati tecnici, documenti, dati oggettivi. Nell’opinione pubblica l’aspetto emotivo prevale e prevarrà su quello razionale.

E’ ciò che accade ad ogni livello. Ma una classe dirigente che sia degna di questo nome dovrebbe conoscere prima di deliberare, tenendo in considerazione non solo e non tanto le proteste rumorose e le paure diffuse, ma anche e soprattutto l’utilità di un’opera. Valga per tutti l’esempio del sindaco della Vienna del Settecento che decise di tassare la città per costruire gli argini del Danubio. Era odiato ai suoi tempi, perché aveva fatto tutto contro il parere dei suoi concittadini, ma diventò un eroe molti anni dopo, quando quegli argini salvarono Vienna dall’inondazione. Sono proprio la mancanza di questa visione, l’incapacità di guardare oltre il consenso popolare, la ritrosia a prendere decisioni coraggiose che possono provocare opposizioni nell’immediato per portare benefici a medio-lungo termine, a penalizzare la crescita e lo sviluppo economico.

Noi preferiamo la pubblica amministrazione che sa essere pragmatica e responsabile, che dialoga e collabora con spirito costruttivo con le categorie economiche su progetti a favore dello sviluppo e della competitività del territorio, nonché alla soluzione dei problemi che quotidianamente ci troviamo ad affrontare. Una prospettiva, questa, che va nella direzione di una nuova governance locale: una sinergia sempre più stretta tra pubblico e privato che, nella sostanza se non nella forma, può rappresentare un punto di svolta anche rispetto al futuro (incerto) del sistema delle autonomie.

Un percorso virtuoso, questo, che è stato intrapreso, ad esempio, con l’amministrazione provinciale, su alcuni progetti che la nostra associazione ritiene strategici per il futuro della provincia. I segnali sono positivi e incoraggianti e contribuiscono ad evitare che lo sconforto diventi rassegnazione.


*presidente Confindustria Belluno Dolomiti