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Belluno, 26 aprile 2016 - Perplessità e delusione. Si può sintetizzare così la reazione di Ance Belluno all’approvazione del nuovo codice appalti che, entrato formalmente in vigore il 19 aprile, apre una nuova fase nella storia della contrattualista pubblica. Si tratta di una rivoluzione copernicana per molti aspetti: scompare il regolamento attuativo, sostitutivo da una serie di direttive emanate dall’ANAC (Autorità nazionale anticorruzione); l’offerta economicamente più vantaggiosa diviene la regola per la scelta dei contraenti; le stazioni appaltanti si riducono e si qualificano con una forte spinta verso la centralizzazione con le “centrali di committenza”. Tutto questo avviene dopo una lunghissima gestazione della legge delega (18 mesi) ed un altrettanto breve incubazione del nuovo quadro normativo (2 mesi). Questo nuovo codice, sebbene già in vigore, nasce tuttavia privo di molti elementi: sono circa 50 gli ulteriori provvedimenti che dovrebbero completare il quadro entro un anno, e questo di per se è già una sfida.
«La prima impressione – afferma Domenico Limana, presidente di Ance Belluno - è abbastanza critica se non altro per quanto attiene il ruolo delle imprese, che oggi più di ieri, restano protagonisti di secondo piano rispetto a “committenza pubblica” e “progettazione”.
La legge delega parlava di “centralità del progetto” per assicurare lo corretta esecuzione dei lavori, ma al di là dei principi, in questo codice, l’impresa si trova molto stretta tra i vincoli del progetto approvato e la realtà del cantiere. I diritti dell’impresa, come le possibili modifiche od aggiustamenti dettati dall’operatività del cantiere, sono quasi nulli, con il rischio di veder mortificata – se non annullata – la possibilità di far valere i propri diritti».
«Rispetto alle prime bozze – aggiunge Limana - è stato confermato il sistema di qualificazione già in uso tramite le Società Private di Attestazione - SOA a cui si aggiunge però il cosiddetto “rating d’impresa” – una sorta di patente qualitativa a punti - che potrebbe divenire determinante per poter partecipare alle gare».
Ma le perplessità di Ance Belluno riguardano anche uno dei punti sui quali l’associazione si spende da tempo: il criterio del massimo ribasso, confermato per le procedure di aggiudicazione per i soli appalti fino a un milione di euro, con l’opzione, a discrezione della stazione appaltante, di prevedere l’esclusione automatica delle offerte anomale. «La novità – dice Limana - è rappresentata dal metodo di identificazione dei ribassi eccessivi che sarà estratto a sorte al momento della gara, fra un rosa di cinque diversi criteri. Questo forse limiterà la possibilità di predeterminare la soglia di ribasso ideale per divenire aggiudicatari, ma lascia sostanzialmente alla sorte la decisione su quale sia l’offerta più efficiente. Una vera contraddizione».
In tale contesto sono state introdotte nuove regole anche in tema di subappalto oggi limitato al 30% del valore complessivo del contratto. Ciò porta ad un minore margine di manovra per gli appaltatori visto che in tale percentuale sono inclusi anche molti di quei subcontratti fino a ieri considerati a parte. Certamente se da un lato si assicura il pagamento diretto per i subappaltatori che sono “piccole e micro imprese”, dall’altro questo non esclude del tutto la responsabilità solidale che resta anche a carico dell’appaltatore per quanto attiene gli adempimenti della sicurezza e la bontà dell’opera.
«In sostanza – conclude Domenico Limana - questo codice, che risponde a precisi imput delle direttive europee e che introduce molte novità, si preannuncia come una sfida non semplice, sia per il pubblico che per il privato. Di certo il mercato e le imprese sono molto fragili e tutto ci vuole tranne che incertezza ed aumento dei costi burocratici. L’edilizia è un volano per l’economia, e come tale deve essere valorizzata. Senza la giusta spinta tuttavia anche lei rischia di essere vittima definitiva a danno di tutto il sistema economico».